Flora e Vegetazione

Flora
La vegetazione della RNS "Isola di Vivara" rientra in quell'ampia tipologia denominata "macchia mediterranea" costituita da piante che si sono adattate a vivere in condizioni ambientali particolari caratterizzati da protratti periodi di siccità durante il periodo estivo e dalla vicinanza del mare. Nonostante la forte azione antropica sopportata fino alla fine degli anni '60 del secolo scorso perché sfruttata per fini agricoli (soprattutto vite e ulivi), l'isola è stata quasi completamente abbandonata da oltre 70 anni e l'abbandono ha innescato processi di dinamismo vegetazionale che ha portato alla crescita di piante dominate da comunità vegetali a sclerofille sempreverdi (macchia mediterranea e bosco a Roverella (Quercus pubescens e Leccio (Quercus ilex)). La presenza di grossi e vecchi esemplari di Roverella (Quercus pubescens) e Leccio (Quercus ilex), dimostrano che molto diversa doveva essere l'estensione del querceto sia su Procida che su Vivara. Attualmente il bosco è ben evidente nella parte sud orientale dell'isola dove il Leccio si accompagna alla Roverella e sempre più frequentemente all'Orniello (Fraxinus ornus)flora
Degni di nota sono anche i bei frammenti di alta macchia a Corbezzolo (Arbutus unedo) ed Erica (Erica arborea) che rivestono parte dei versanti più freschi e umidi dell'isolotto e a cui sovente si intrecciano il Caprifoglio (Lonicera implexa) e altre lianacee come la Robbia (Rubia peregrina) e la Salsapariglia (Smilax aspera). Interessanti, sono anche i bei frammenti di macchia bassa a Lentisco (Pistacia lentiscus), Mirto (Myrtus communis), Fillirea (Phillyrea latifolia) e Alaterno (Rhamnus alaternus), che dominano gli aggruppamenti basso arbustivi delle zone più calde ed aride. La presenza massiccia dell'Erica così come della Fillirea (Phillyrea latifolia) testimoniano tuttavia la graduale trasformazione verso suoli sempre più poveri, ed una evoluzione della vegetazione boschiva originaria in un una folta e fitta Macchia.
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Ai limiti di tutti questi arbusteti e nel vecchio oliveto sud-occidentale, compaiono con maggior frequenza le ginestre, le euforbie e i cisti, anch'essi indici di degradazione della macchia; in particolare, il Cistus monspeliensis, il più xerofilo fra i cisti e il Cistus creticus con i suoi caratteristici fiori rosa. Nelle rare radure della macchia, ultimo termine di degradazione della vegetazione arborescente, troviamo, invece, dei pratelli caratterizzati da piantine esili, di piccole dimensioni, come vari trifogli e alcune piccole orchidacee soprattutto del genere Serapias. In accordo con il piano di gestione della Riserva, il Comitato di gestione della Riserva ha finanziato diversi interventi di riqualificazione ambientale che ha coinvolto l'Università di Napoli Federico II. Per quanto riguarda la flora e la vegetazione due azioni sono state valutate: 1) l'aggiornamento della checklist delle piante vascolari e 2) il monitoraggio della popolazione di orchidee. Entrambe le ricerche sono state effettuate al fine di verificare l'impatto potenziale del coniglio, introdotto in passato per la caccia e attualmente causa di un eccessivo pascolo.
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I risultati della ricerca hanno confermato che i processi dinamici in atto stanno portando le vegetazione dell'isola verso formazioni molto strutturate e con elevati livelli di copertura. Questi comportano una bassa diversità dello strato erbaceo reso ancora più esiguo perché in gran parte utilizzato nella dieta dai lagomorfi selvatici . La mancanza di fattori di disturbo comuni dell'ambiente mediterraneo (fuoco, pascolo bovino e ovino) ha reso estremamente rari gli aspetti più degradati con la tipica fisionomia a gariga. Grazie alle osservazioni effettuate via mare è stato possibile accertare che soltanto sui versanti più acclivi le formazioni sempreverdi mantengono delle altezze limitate, con una notevole copertura di Myrtus communis, Rhamnus alaternus, Phillyrea latifolia e una notevole frequenza, nelle poche zone aperte, di Teucrium flavum. Infine è da segnalare che gli esigui nuclei di specie esotiche (Agave americana, Opuntia ficus-indica, Carpobroto) rimangono comunque confinati ai margini della vegetazione spontanea dimostrandone l'elevato grado di naturalità.
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